Articolo di Claudio Paudice, Huffington Post
Il dl Semplificazioni pone un freno alle ordinanze dei sindaci contro le antenne: “Non ci sono rischi per la salute, ora puntare sull’infrastruttura anche con i fondi Ue”.
“Sul 5G siamo accanto a sindaci e cittadini per lo sviluppo e la conoscenza”. A dirlo è Pietro Guindani, presidente di Vodafone Italia e di Assotelecomunicazioni (Asstel), l’Associazione di categoria delle aziende di telecomunicazioni. Nei mesi scorsi diversi sindaci hanno cavalcato le proteste dei cittadini contro l’installazione delle antenne 5G sui loro territori, ben 500 si sono espressi contro e più di duecento hanno emesso ordinanze per bloccare l’avvio dei lavori. Per ovviare a questi ritardi il Governo con il Decreto Semplificazioni ha vietato ai sindaci di impedire gli interventi sul 5G, mettendo così un freno alle ordinanze comunali.
Presidente, l’intervento del Governo ha sortito effetti?
Certamente sì, si è ridotto il livello di potenziale contenzioso tra gli operatori e i singoli Comuni. Apprezziamo molto la norma voluta da Governo e Parlamento che dimostra l’attenzione allo sviluppo delle reti digitali a banda ultra-larga. Ricordo peraltro come anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia affermato “l’urgenza e la assoluta necessità di disporre della banda larga ovunque nel nostro Paese”.
I contenziosi sono destinati a calare, quindi.
La norma del Decreto Semplificazioni in realtà non ha introdotto nessuna novità ma ha chiarito dal punto di vista giuridico quali sono le competenze e il loro riparto. I limiti all’emissione di onde elettromagnetiche sono definiti dallo Stato, e in Italia le soglie sono molto basse, un decimo rispetto alla media europea. Fermo restando che la definizione dei limiti è prerogativa del Governo, nulla è cambiato per quel che riguarda le competenze dei sindaci, ai quali spetta la tutela della salute pubblica nel loro territorio acquisendo i pareri obbligatori, sempre se favorevoli, delle Agenzie regionali per la protezione ambientale competenti per la verifica dei limiti di esposizione. Questo per fare chiarezza sui ruoli dal punto di vista giuridico.
Per quel che riguarda i rischi per la salute, invece?
Guardi, la ricerca scientifica in campo elettromagnetico è molto avanzata, ci sono più di diecimila studi sul tema a livello mondiale, che sono stati di recente esaminati da ICNIRP e IARC. Le conclusioni degli enti scientifici internazionali affermano che non vi sono evidenze di danni alla salute derivanti dal 3G, 4G e tantomeno il 5G. Anzi, quest’ultima tecnologia è più efficiente delle precedenti perché diffonde il segnale solo dove un terminale utente lo richiede. Per fare un esempio, è come se cambiassimo motore alla nostra automobile: non possiamo certo dire per questo motivo dire di essere più o meno sicuri, perché la nostra sicurezza dipende dalla prudenza alla guida, dal rispetto dei limiti di velocità e da altri fattori, non di certo dal motore. Invece il nuovo motore in questo caso è come se consumasse meno benzina, perché il 5G è più efficiente nell’uso dello spettro e delle potenze.
Perché tanta opposizione da parte dei sindaci?
I sindaci da un lato hanno l’obiettivo di sviluppo del territorio – e in questo senso lo sviluppo di una adeguata rete 5G è essenziale – dall’altro fanno propria la preoccupazione legittima che arriva dai cittadini. Noi siamo al fianco dei Comuni e della cittadinanza, dialoghiamo costantemente con l’Anci. E chiediamo al Governo di fare una campagna di comunicazione sintetica ma esaustiva su tutte le tematiche e i dubbi inerenti il 5G. Bisogna quindi fornire tutte le risposte ai cittadini ma a farlo deve essere lo Stato. Questa iniziativa aiuterebbe tutti, anche i sindaci. Con l’intervento del decreto Semplificazioni il dialogo e la realizzazione della rete potrà avvenire in un clima più concorde.
Nelle bozze dei progetti del Recovery Plan che dovremmo presentare a Bruxelles e negli annunci del Governo ci sono riferimenti e richiami allo sviluppo efficiente di una rete 5G. C’è una attenzione adeguata secondo lei da parte dell’esecutivo in vista dei fondi in arrivo dalla Commission Europea per far fronte alla crisi Covid?
L’attenzione del Governo c’è ed è alta. Il nostro obiettivo è quello di realizzare la Gigabyte Society, ovvero infrastrutture in cui chiunque, dall’impresa al singolo cittadino, se lo richiede, avrà accesso a un giga di internet, atteso che il livello minimo è 100 mega. Dobbiamo muoverci verso una VHCN, very high capacity network, una rete ad altissima capacità e per farlo ci serve lo sviluppo di una rete in fibra ottica e radio-mobile 5G.
Anche gli operatori della telefonia, come tutti, guardano ai fondi in arrivo da Bruxelles con enorme interesse.
I fondi Ue ci indirizzano verso possibile soluzione di una problematica che in Italia è molto sentita, e riguarda la sostenibilità degli investimenti. A noi interessa certamente la creazione di una infrastruttura tecnologica come ho detto prima, ma non basta. Al tempo stesso bisogna incrementare le competenze di cittadini e imprese nella transizione tecnologica. L’Italia paga una gravissima carenza, è ultima in Europa nella classifica sulle competenze digitali. Com’è ovvio, avere una infrastruttura e non saperla usare non conduce a grandi risultati. In questo periodo particolarmente difficile ci siamo resi conto con lo smart working di quanto sia importante investire nella preparazione tecnologica. Per questo servono attenzione e investimenti nella formazione digitale delle imprese e soprattutto dei cittadini.
A cominciare dalla scuola?
Esatto. Perché oltre acquisire competenze digitali, i giovani devono essere educati ad un uso responsabile per la prevenzione dell’abuso della rete che porta a fenomeni pericolosi come il cyberbullismo, per fare un esempio. Quindi, sviluppare le infrastrutture, ma anche la cultura digitale delle persone. Per questo l’insegnamento della cittadinanza digitale nell’ambito dell’educazione civica che è stata ristabilita è una grandissima occasione da cogliere. Asstel supporta Parole_O_Stili che ha sviluppato didattica per il linguaggio non violento in rete, fruibile in rete da insegnati e studenti di tutte le scuole d’Italia.
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