Articolo di Antonino Caffo, Ansa
Gli incendi divampati in California si sono portati via, finora, oltre 800 mila ettari di terreno. Sono una quindicina le vittime e più di 3 mila le strutture distrutte. Ancora una volta, come anni fa, il problema principale non riguarda solo il fumo o le fiamme che divampano senza tregua, ma la mancata conoscenza di ciò che sta per accadere. Di fatto, le immagini delle città americane avvolte in una nube rossa, che tanto rimandano a film apocalittici holliwoodiani, sono la conseguenza di un’assenza di operazioni pro-attive nel contrasto di calamità naturali. Una situazione che la tecnologia avrebbe già potuto risolvere e a cui, si spera, il 5G darà una svolta.
Gran parte dell’interesse intorno al 5G si concentra sui vantaggi per il consumatore e sulle velocità di accesso ai servizi di intrattenimento via smartphone. Ma ovviamente non è tutto qui. Una delle caratteristiche principali del network è il cosiddetto “slicing”, che consente di creare livelli di servizio differenti. Ad oggi, ogni attività che utilizza una rete mobile deve condividere quella stessa rete con le altre app in esecuzione su un dispositivo. Ma la capacità, la latenza, la sicurezza, la durata, l’affidabilità, il consumo di energia e la copertura geografica possono essere totalmente differenti dalle esigenze dei vari servizi. Quindi, ad esempio, lo streaming video richiede molta capacità ma non una bassa latenza (ossia un tempo di risposta più breve per la ricezione dei dati). Le applicazioni che sfruttano l’internet delle cose (IoT), invece, possono richiedere una bassa latenza ma non consumano così tanti dati quanto un filmato.
Questa differenza, con il 5G, verrà meno. Il protocollo crea infatti reti virtuali individuali, tramite lo slicing, che possono essere ottimizzate per diversi servizi, tra cui le comunicazioni di emergenza e, soprattutto, adattate e modificate all’occorrenza. Avremo dunque un traffico coordinato, basato su un mix di sorgenti di dati: previsioni meteo, immagini satellitari live, operazioni delle unità di soccorso territoriali, avvisi nazionali, notifiche e messaggi da parte dei cittadini, attività sui social network, e così via. Un simile concetto di coordinamento oggi non esiste, proprio per i limiti della rete mobile esistente, che porterebbe ad una rapida saturazione della banda.
A quel punto, un vigile del fuoco potrà beneficiare di un canale 5G a bassa latenza per comunicazioni critiche, mentre il fornitore di luce o gas trasmetterà i dati dei contatori con richieste minori in termini di velocità. La complessità del 5G e la natura in continua evoluzione della risposta ai disastri creano uno scenario per il quale una comprensione “analogica”, manuale alle emergenze non è più possibile. Sebbene esista una quantità crescente di automazione nei flussi che attivano un certo tipo di soccorso, le forme di automazione prenderanno presto il largo. Il 5G arriva in un momento in cui le comunicazioni di emergenza sono più necessarie che mai, perché le condizioni considerate “estreme” diventano una minaccia quotidiana.
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