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Super veloce, soft e green: le tre chiavi della rivoluzione 5G

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La “tecnica” è principale protagonista del grande mutamente in atto. Dobbiamo aiutare tutti a prepararsi, in modo “pensante”, al nuovo che avanza

Si parla molto del 5G e si cerca di dare definizioni efficaci del termine e delle sue applicazioni.

Cercheremo, dunque, di fare un po’ di educazione sul 5G, percorrendo un breve viaggio tra le diverse tecnologie note fino ad oggi. A tal fine, partiremo dal principio, vale a dire dalla prima generazione di comunicazioni mobili, evidenziando come ciascuna nuova generazione abbia introdotto tecnologie capaci di incrementare la qualità del servizio offerta dalla rete, la quantità di applicazioni supportate, l’efficienza degli operatori di rete e, soprattutto, la qualità dell’esperienza vissuta dagli utenti finali.

Siamo negli anni ottanta. I sistemi di comunicazione mobile di prima generazione, di tipo analogico, si concentrano sul trasporto della voce. In questo caso, la novità introdotta, rispetto alle tradizionali comunicazioni radiomobili, sta tutta nell’incremento della capacità trasmissiva offerta dalla rete.

Dopo circa dieci anni, in presenza di un numero crescente di utenti finali, la seconda generazione di comunicazioni mobili vede la luce. Il 2G introduce alcune novità non trascurabili dal punto di vista tecnologico, prime tra tutte le tecniche digitali per l’accesso multiplo al canale di comunicazione da parte degli utenti. Si iniziano, inoltre, ad intravedere le prime comunicazioni dati, spostando, quindi, il focus rispetto alla sola comunicazione audio.

Il crescente successo commerciale dei servizi offerti dalle reti 2G rappresenta anche il principale stimolo per gli operatori ad affrontare e risolvere le loro evidenti limitazioni, legate a due aspetti fondamentali: la presenza di tecnologie tra di loro incompatibili e la limitata velocità trasmissiva. Il 3G approda sul mercato intorno al 2002, con offerte commerciali che garantiscono velocità di trasferimento decisamente superiori e che consentono, quindi, di guardare alle applicazioni dati su rete cellulare con sempre maggiore interesse. È proprio con il 3G che gli utenti iniziano a prendere seriamente in considerazione la possibilità di navigare in Internet con il proprio cellulare. Ed è in questo periodo che, non a caso, inizia a diffondersi il termine “smartphone”.

Arriviamo così alla storia recente. Ad inizio 2010 l’operatore Verizon, negli Stati Uniti, lancia per primo un servizio innovativo di trasmissione video su rete cellulare, dando vita alla quarta generazione. Il 4G si contraddistingue, in effetti, proprio per lo sforzo profuso dagli operatori nel rendere le proprie reti ottimizzate in vista della trasmissione integrata, oltre alla voce, anche di dati e video. Con esso si raggiungono velocità trasmissive fino a dieci volte superiori rispetto alla precedente generazione, consentendo lo svolgimento, tramite smartphone, di attività molto più intensive dal punto di vista dell’utilizzo dei dati in rete.

Ed eccoci finalmente arrivati al 5G, la quinta ed ultima generazione di comunicazioni integrate sulla rete Internet. 5G è in effetti molto di più di 4G +1 e segna un incredibile punto di discontinuità rispetto al percorso evolutivo pressoché lineare che abbiamo brevemente descritto più sopra in questo articolo. Si tratta, a tutti gli effetti, di una rivoluzione sia nei paradigmi di comunicazione, che nell’architettura della rete. Dove per rete intendiamo non più la cosiddetta parte di accesso, la Radio Access Network (RAN), ma anche il nucleo stesso (il cosiddetto “Core”) di Internet, quest’ultima intesa come infrastruttura globale di comunicazione sulla quale possono essere dispiegati, in maniera dinamica e “su richiesta”, servizi avanzati di tipo end-to-end (vale a dire da utente finale ad utente finale).

Nell’ambito dell’iniziativa “Mondo 5G”, realizzata da Affari&Finanza in collaborazione con Tim, i colleghi dell’Università Federico II illustreranno, con un maggior livello di dettaglio e ciascuno nel proprio ambito specifico di competenze, le incredibili opportunità rese possibili dalle reti 5G, dai veicoli a guida autonoma, alla robotica mobile, alle comunicazioni video avanzate, all’analisi di grosse moli di dati, all’impiego dell’Intelligenza Artificiale, al supporto per la cosiddetta “Internet delle Cose”, fino ad arrivare alle applicazioni in ambito sanitario.

Io mi limito qui a “dare il la” a questa serie di contributi, cercando di mettere in evidenza le caratteristiche cruciali di quella che è una vera e propria rivoluzione culturale, ancor prima che tecnologica. Da buon “retista”, mi concentro su tre attributi della rete 5G, per due dei quali non sono riuscito a trovare traduzioni affidabili in italiano (e che quindi lascio nella loro versione inglese): (i) super-veloce; (ii) soft; (iii) green.

Super-veloce si riferisce alla possibilità di fornire una velocità di accesso alla rete paragonabile a quella di una infrastruttura in fibra ottica, di garantire ritardi pressoché trascurabili (“zero latency”) per quanto riguarda l’esperienza utente; il tutto anche in scenari estremi dal punto di vista della mobilità. In tale contesto, ovviamente, si può davvero iniziare a pensare ad esperienze totalmente “immersive” per tutti gli utenti della rete.

Con il termine “soft” intendiamo, invece, fare riferimento alla possibilità di configurare dinamicamente l’infrastruttura di comunicazione sfruttando paradigmi innovativi quale quello del cosiddetto Software Defined Networking (SDN), che prevede di rendere molto più agile la fase implementativa della rete stessa, grazie alla virtualizzazione delle funzioni di rete, alla netta separazione tra lo strato hardware e quello software dei dispositivi, tra il piano dei dati e quello del controllo, tra la parte cosiddetta “uplink” (dall’utente verso la rete) e quella “downlink” (dalla rete verso l’utente) della comunicazione.

Ultimo, ma non certo per ordine di importanza, il termine “green” ci ricorda che, oggi, le comunicazioni non possono esimersi dal considerare la riduzione del consumo di energia come una responsabilità sociale, oltre che un obiettivo economico per l’industria delle comunicazioni mobili. Efficienza in termini di utilizzo dello spettro, nonché efficienza nell’impiego dell’energia e delle risorse spaziali, temporali, hardware e software, a costi quanto più contenuti possibile, sono i requisiti base per una rete 5G che sia anche green.

Il 5G è una vera e propria rivoluzione, che vede la “tecnica” come suo principale protagonista; ed è proprio questo aspetto, la supremazia della tecnica sull’uomo, che preoccupa alcuni e li porta ad essere scettici. A costoro, dei quali comprendo i timori, mi permetto di rispondere appoggiandomi alla mia formazione umanistica piuttosto che alle mie competenze da tecnologo. Personalmente sono convinto che il punto cruciale non sia quello della supremazia della tecnica sull’uomo, bensì quello della supremazia, nell’uomo, del “pensiero che pensa” sul “pensiero che calcola”.

Per dirla con le parole di Heidegger: “Ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero pensante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca”.

Il mio augurio è che queste riflessioni possano servire proprio ad aiutare tutti a prepararsi, in modo “pensante”, ai mutamenti introdotti dal 5G.

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