Articolo di Dominella Trunfio, GreenMe
La possibilità dei sindaci di dire “no” alle antenne del 5G potrebbe presto essere limitata. Lo prevede, nero su bianco, la bozza del decreto Semplificazioni che va di fatto a propone una serie di agevolazioni per la posa della banda ultralarga.
Pensato dal governo per snellire la burocrazia nella ripartenza post-Covid-19, la bozza del decreto Semplificazioni prevede anche al Titolo IV, Semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy e a far discutere è il comma 3 che riguarda i Comuni e la possibilità di adottare regolamenti ad hoc sugli impianti di trasmissione del segnale che va a riformulare la legge quadro del 2001 sulla protezione dalle esposizioni ai campi elettromagnetici.
Cosa c’è scritto nel comma 3?
Più facile avere autorizzazioni paesaggistiche
“(…) Tale aspetto assume ancora più rilievo nell’ottica di assicurare il completo dispiegamento del Piano strategico nazionale della banda ultra-larga, la piena diffusione della tecnologia 5G e tutte le connesse opportunità di crescita e sviluppo del nostro Paese, come reso ancora più evidente nel periodo del lockdown. La normativa attualmente vigente individua termini massimi per il rilascio dei permessi in ambito paesaggistico da parte delle amministrazioni preposte che pregiudicano l’esigenza di rapida realizzazione sul territorio degli impianti necessari per sviluppare le reti di nuova generazione, sia fisse che mobili. L’implementazione di tali reti può essere agevolata dalla riduzione di tali termini massimi di durata del procedimento di rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche e di specifici atti endoprocedimentali e, contestualmente, dalla certezza della durata e della conclusione dei procedimenti medesimi. L’emendamento proposto intende, pertanto, superare le criticità attuali attraverso la semplificazione (riduzione dei termini, unitamente alla loro certezza) dei procedimenti per l’ottenimento delle autorizzazioni paesaggistiche”.
E quindi, una chiara posizione da parte del Governo di voler agevolare la diffusione del 5G, ma è l’ultimo comma a contenere la dicitura che lega le mani ai sindaci.
Si legge: “I comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato”.
In pratica, quindi, i sindaci possono prendere provvedimenti propri per limitare l’esposizione dei cittadini a onde elettromagnetiche in siti particolarmente sensibili, ma non possono vietare l’installazione delle antenne 5G. Un duro colpo per chi, in questi anni, sta lottando contro la sperimentazione, spiegando che si sa ancora troppo poco sugli effetti sulla salute umana. Sono nati diversi movimenti, come l’Alleanza italiana Stop 5G che continua a lottare contro questa nuova tecnologia in difesa della salute pubblica.
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