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A Matera, agricoltura di precisione per una smart farm grazie alla rete 5G

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Articolo di Emily Capozucca, L’Economia del Corriere della Sera

Matera, capitale della cultura, conserva il suo forte legame alla civiltà agricola ma fa un balzo avanti nell’innovazione diventando la prima città a livello nazionale a sperimentare la rete 5G sul suo patrimonio agricolo. La sperimentazione, iniziata nel 2018 ha coinvolto 5 città italiane: Milano, Bari, l’Aquila e Prato oltre a Matera, che è stata l’unica a scegliere come ambito l’agricoltura di precisione in particolar modo in campo cerealicolo, prodotto alla base delle nostre abitudini alimentari.

Il progetto
«Facciamo parte del progetto promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico e finanziato da Tim come capofila riguardo alla sperimentazione delle rete 5G e sulle sue applicazioni al mondo dell’agricoltura» ha spiegato la professoressa Paola D’Antonio dell’Università degli Studi della Basilicata, responsabile scientifico del progetto «Bari Matera 5G “Agricoltura di precisione”». La sperimentazione, supportata anche dal Cnr e dalle aziende Digimat Matera e Topcon Italia per quanto riguarda lo sviluppo e l’applicazione delle innovazioni in agricoltura, si concluderà il 30 giugno da quando cioè le frequenze potranno diventare commerciali. «Abbiamo iniziato testando la connettività delle macchine agricole a guida autonoma ai sistemi 5G — spiega la professoressa —abbiamo voluto valutare quanto queste nuove trasmissioni di quinta generazione possano essere utili per il corretto avanzamento delle trattrici che adesso si devono accontentare del 4G laddove è possibile. Il 5G ha una bassa latenza e può trasportare una grande mole di dati. La guida automatica si avvale molto di queste peculiarità anche in termini di correzione dell’avanzamento».

La precisione nella diversità
Ma la nuove tecnologia può rendere più performante l’agricoltura. Si parla infatti di agricoltura di precisione. Cosa significa? «Come nella popolazione, ognuno di noi è diverso. Il campo ha esigenze differenti nella sua spazialità. Siamo abituati ad esempio a distribuire una quota di concime per ettaro di terra in maniera indistinta — ha aggiunto D’Antonio — non rispondendo così a una variabilità spaziale ma agendo indipendentemente dalle esigenze del terreno. Con il 5G si ha la possibilità di utilizzare una sensoristica che può essere remota, come immagini satellitari gratuite che ogni 6-7 giorni consentono di fotogrammare lo stato della vegetazione o una sensoristica prossima sorvolando i campi con droni muniti di camera multispettrale che creano una zonizzazione grazie ai fotogrammi rilevati». Si crea così una «mappa di prescrizione» dove si evidenziano esigenze diverse per zone diverse, una mappa georeferenziata con tutte le informazioni che vengono inviate alla trattrice che deve eseguire il lavoro. «Così facendo si risponde a una variabilità spaziale in un territorio con caratteristiche molto diverse e generando anche ricadute in termini di sostenibilità importanti — ha commentato D’Antonio — Risparmiare concime quando non serve non significa solo non comprare il prodotto ma anche non esagerare nel suo utilizzo che potrebbe finire nella falde o sovraccaricare un ortaggio che non riesce poi a metabolizzarlo».

La garanzia
Un’altra applicazione utile che il G5 può trovare nell’agricoltura e che l’emergenza Covid ha messo ancor più in evidenza è la tracciabilità delle produzioni. «Con la rete di nuova generazione tutti i dati sono registrati e georeferenziati, dalla semina al prodotto raccolto, creando automaticamente una sorta di blockchain del prodotto. È un aspetto che incuriosisce e interessa il consumatore, è una forma di garanzia importantissima. In ogni momento si può risalire al processo del prodotto e verificarne la sicurezza. Ma c’è un altro aspetto fondamentale da non trascurare : verrebbe anche garantito il made in Italy».
Questo è possibile solo con una rete in grado di trasmettere molte informazioni in poco tempo. «Si parla di gestire una mole enorme di dati con un qrcode, e sarebbe complicato da fare con un un 3 o 4G. La vera smart farm si può realizzare se abbiamo un digitale che sorregge queste esigenze».

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