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Il 5G se la cava bene in luoghi super affollati come gli stadi?

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Gli operatori italiani hanno lavorato bene, come conferma uno studio di OpenSignal di qualche settimana fa

Il 5G se la cava bene in luoghi super affollati come gli stadi. Ma anche il 4G va meglio adesso rispetto a qualche anno fa. Gli operatori italiani hanno lavorato bene, come conferma uno studio di OpenSignal di qualche settimana fa, che premia in particolare Tim per la qualità del segnale e della banda negli stati di Serie A. La stagione calcistica 2021/2022 è del resto la prima stagione in cui il 5G è disponibile ampiamente, con tutti e quattro gli operatori mobili nazionali. L’analisi si basa su 180 giorni di test dal primo settembre 2021 al 27 febbraio 2022 nei 17 stadi che ospitano le 20 squadre di calcio della Serie A italiana.

I test sono all’interno dello stadio, prima durante e dopo le partite; ma anche nei dintorni. Si cerca insomma di replicare appieno l’esperienza tipica del tifoso, che ha bisogno di una buona qualità della rete quando si avvicina allo stadio, quando assiste alle partite e quando esce. Vuol fare e condividere foto e video, guardare gli highlight della partita e i replay istantanei. La sfida è gestire una media di 20 mila tifosi – secondo dati prepandemici, che a breve dovrebbero essere replicati con la caduta delle restrizioni. Il rischio saturazione della rete è alto. Per di più, tutto questo avviene in aree a basa residenza, che sono quindi affollate solo pochi giorni al mese appunto per le partite. Gli operatori devono quindi investire solo per soddisfare questa esigenza specifica degli utenti.

Le velocità massime secondo OpenSignal

In queste condizioni, la velocità massima sperimentata da OpenSignal è di 334 Mbps ed è stata con Tim. Il doppio rispetto a Vodafone (158,2 Mbps); quattro volte o più veloce rispetto a Iliad (83 Mbps) e WindTre (64 Mbps). Gli utenti TIM 5G hanno anche sperimentato la più veloce velocità di upload 5G di 29,9 Mbps, rispetto ai 17,3-18,2 Mbps su reti Vodafone e WindTre, e 8,9 Mbps su Iliad. Tim vince anche per la “5G Video Experience” (81,6 su una scala di 100 punti), e TIM è stato l’unico operatore a piazzarsi nella categoria “Eccellente” (75 e oltre). Gli utenti TIM di OpenSignal hanno anche avuto la migliore esperienza di gioco mobile multiplayer quando erano connessi alle reti 5G, ma a pari merito con WindTre. Nessuna differenza tra operatori invece per la qualità delle chiamate su internet 5G.Quanto alla disponibilità del segnale, WindTre e Vodafone sono stati i migliori. I loro utenti trascorso più di un quarto del loro tempo con una connessione 5G attiva quando erano negli stadi di Serie A e dintorni. I punteggi di disponibilità 5G di TIM e Iliad erano statisticamente simili, nell’intervallo 5,6-7,2%.

Cosa hanno fatto gli operatori

“Questi dati non mi sorprendono: gli operatori hanno riempito i principali stadi italiani di antenne che creano micro-celle”, spiega Cristoforo Morandini, uno dei più esperti analisti di telecomunicazioni in Italia, con un passato in EY e Tim e ora vice presidente di TMT PTSCLAS. “In sostanza hanno installato Das – distributed antenna systems – che ripetono e amplificano il segnale; non solo negli stadi ma anche negli ospedali, stazioni, centri commerciali, alberghi a volte ottenendo un contributo dal gestore della struttura”, aggiunge. È interesse sia del proprietario sia dell’operatore che l’utente possa navigare bene. Questi sistemi sono usabili sia su 4G sia su 5G, ma “la nuova generazione, con la sua maggiore intelligenza di rete, riesce a gestire meglio l’occupazione delle risorse e quindi è più efficiente in caso di sovraffollamento”, aggiunge.

Ma c’è spazio per miglioramenti

Beninteso, non è il migliore dei mondi possibili. Come riportato da una indagine Sole24Ore in un anno la copertura 5G è al palo e si aspettano soprattutto i bandi del Governo per una svolta. Gli operatori lamentano una situazione finanziaria difficile, per gli alti costi delle frequenze, l’impatto della pandemia e leggi ancora sfavorevoli; sotto accusa ancora i limiti elettromagnetici che in Italia sono molto più alti, irragionevolmente, rispetto al resto d’Europa. Con limiti più bassi sarebbe più facile coprire zone a bassa residenza ma ad alta affluenza temporanea o stagionale, come quelli turistici, le spiagge, le aree montane. Zone dove non gli operatori non possono contare su un contributo da parte di gestori. Non ci sono nemmeno dati pubblici sul loro livello di copertura di queste aree, mentre gli obblighi sulle licenze 5G riguardano solo alcune aree come stazioni e autostrade. Bisognerà aspettare l’esito delle gare 5G per capire meglio la situazione e le prospettive.

Articolo a cura di Alessandro Longo, Il Sole 24 Ore

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