Il co-investimento il modello su cui si baseranno i progetti al via: consorzi e partnership per accelerare i cantieri, abbattere la burocrazia e portare a casa i fondi dell’Europa. Ma anche per consentire alle telco di ridurre i costi di execution, tirare una boccata di ossigeno e provare a recuperare sui margini
5G, banda ultralarga fissa e cloud: sarà l’anno delle nuove gare il 2022, gare che puntano a spingere l’infrastrutturazione necessaria a sostenere la tenuta complessiva del Pnrr, considerato che la transizione digitale insieme con quella ecologica rappresentano le due leve su cui fa forza il Piano del Governo Draghi. Le nuove reti saranno dunque fondamentali anzi la conditio sine qua non, sia per fare la rivoluzione digitale sia per fare quella ecologica. E non a caso è sulle infrastrutture dell’era ultrabroadband che sono puntati i riflettori. Tre i Piani la cui strategia è stata già elaborata dal ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao e che si preparano ad entrare nel vivo quest’anno: il Piano Italia a 1 Giga, il Piano Italia 5G e il Piano Italia Cloud. Ai quali fanno da corredo altre iniziative non meno importanti a partire da quelle dedicate alla connettività nelle scuole e nella sanità.
Il Piano Italia a 1 Giga: 3,8 miliardi per la banda ultralarga nelle aree grigie e nere
Il Pnrr destina il 27% delle risorse alla transizione digitale, di cui 6,7 miliardi di euro la banda ultralarga, risorse che saranno utilizzate per le aree a fallimento grigie e nere – dove si concentra la maggior parte del tessuto imprenditoriale e industriale italiano – ma anche per il completamento del Piano Bul per le aree bianche a fallimento di mercato, piano ancora in corso d’opera a causa dei ritardi accumulati nel corso degli anni.
Il Piano Italia a 1 Giga intende fornire connettività a 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload nelle aree a fallimento di mercato grigie e nere, per un totale di 8,5 milioni di unità immobiliari. Stando a quanto emerso dalla nuova mappatura effettuata da Infratel sulla base dei dati forniti dagli operatori, ossia dei piani di investimento stimati per i prossimi cinque anni, al 2026 la maggior parte del territorio italiano sarà dotato di reti a banda ultralarga. Ma le percentuali di copertura variano – e non di poco – all’esame delle diverse velocità di picco in download: 100 Mb/s, 200 Mb e 300 Mb/s. Su 21.323.878 di civici mappati si oscilla fra il 71% e il 92,3% per i 100 Mb, fra il 71% e l’84,2% per i 200 Mb e fra il 71 e il 73,6% per i 300 Mb.
La misura del Governo, con uno stanziamento di circa 3,8 miliardi di euro, mira a coprire le unità immobiliari che a seguito della mappatura non sono in grado di fornire in maniera affidabile almeno 100 Mbit/s in download. Si seguirà il principio della neutralità tecnologica, non solo fibra in modalità Fthh dunque.
Il Piano Italia 5G: 2 miliardi per colmare il divide
Lo stanziamento per il Piano Italia 5G è di 2,02 miliardi di euro e ha l’obiettivo di incentivare la diffusione di reti mobili 5G nelle aree a fallimento di mercato. Si punta a garantire una velocità di downlink di almeno 150 Mbit/s e in pulink di 50 Mbit/s nelle aree “bianche”, quelle in cui da qui al 2026 non è prevista la realizzazione delle reti 5G. Stando ai desiderata del ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao le gare saranno bandite a inizio del 2022.
Il piano di investimenti prevede lo stanziamento di 2 miliardi che saranno ripartiti sulla base dell’esito della mappatura del territorio effettuata da Infratel – un unicum a livello mondiale – sulla base dei dati di copertura aggiornati forniti da Tim, Vodafone, WindTre e Iliad e soprattutto sulle previsioni di investimento e copertura proiettati al 2026. Dalla ricognizione è emerso che ammontano a 13.231 i siti radiomobili unici privi di backhaul e che andranno quindi aggiornati.
Stando alle modalità di gara da quanto si apprende il Governo procederà con il modello a incentivo finanziando quindi parte dei lavori ma la proprietà delle reti sarà in capo agli operatori. E una parte minimale dell’intervento potrà essere gestita effettuata con intervento diretto da parte di Infratel.
Il Piano Italia Cloud: 1,9 miliardi per il Polo strategico nazionale
Sarà a cura dalla società Difesa Servizi, in-house del Ministero della Difesa, il bando di gara per la realizzazione del Psn, Polo strategico nazionale nell’ambito del Piano Italia Cloud. Il ministro dell’Innovazione Vittorio Colao ha annunciato che il bando sarà pubblicato nelle prime settimane del 2022, per poter permettere l’avvio dei lavori entro la seconda metà dell’anno. È il progetto a firma di Tim, Cassa depositi e prestiti, Sogei e Leonardo a essere risultato“vincitore”, fra quelli sottoposti al ministro della Trasformazione digitale Vittorio Colao, per la realizzazione del Polo strategico nazionale – si erano candidati anche Almaviva-Aruba e Fastweb-Engineering.
Il controllo pubblico del Psn, nelle intenzioni del Ministro, sarà assicurato da un contratto di concessione a favore della cordata assegnataria del bando di gara. Per il progetto sono a disposizione 1,9 miliardi di euro del Pnrr. La migrazione delle amministrazioni verrà avviata a partire dalla fine del 2022 per concludersi entro la fine del 2025.
Articolo a cura di Mila Fiordalisi, CORCOM
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