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Anche in India è partita la corsa al 5G

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Anche nel subcontinente è scattata la maratona per accendere le reti mobili di quinta generazione. Tra opportunità di business e una partita geopolitica

Una delle ultime mosse, nella grande partita che si sta muovendo attorno al 5G in India, l’ha fatta Intel. La multinazionale americana pochi giorni fa ha dichiarato che lavorerà con la società indiana di telecomunicazioni Reliance Jio per sviluppare innovazione riguardante tecnologia 5G. Pochi giorni dopo l’ad di Reliance, Mukesh Ambani ha assicurato: la sua creatura sarà la prima a fare il passo epocale e lanciare servizi 5G in India.

5G al via

Dopo anni di dichiarazioni e mesi di attesa, il treno del 5G sembra aver finalmente iniziato ad avanzare a ritmi sostenuti nel subcontinente. Grazie al via libera delle autorità, arrivato a maggio, due dei più importanti operatori locali, Airtel e Jio, hanno già iniziato a testare la tecnologia di prossima generazione a Mumbai, Delhi, Pune e nello stato del Gujarat. Questa fase dovrebbe durare sei mesi e includere altre grandi metropoli indiane, ma anche contesti urbani, semi-urbani e rurali.

La tabella di marcia, secondo la stampa indiana, sarà seguita strettamente. La prima dichiarazione (d’intenti) ufficiale risale al giugno del 2019 quando l’allora ministro delle Telecomunicazioni, Ravi Shankar Prasad, affermava che il governo del rieletto primo ministro Modi avrebbe avviato delle prove tecniche sul 5G entro 100 giorni, preannunciando una vera e propria rivoluzione nei servizi di telecomunicazione offerti ai cittadini indiani.

Crisi cinese

A rallentare la rincorsa, ovviamente, ci ha pensato la pandemia, ma anche un diffuso dibattito sulla sicurezza e sull’affidabilità delle apparecchiature prodotte dalla Cina, con la quale l’India, da un anno a questa parte, è alle prese con una tesissima situazione di stallo militare sul confine. Non a caso, negli stessi giorni in cui il governo indiano approvava la “conduzione di sperimentazioni per l’uso e le applicazioni della telefonia mobile di quinta generazione”, la lista delle aziende autorizzate dal ministero comprendeva Bharti Airtel, Reliance JioInfocomm, Vodafone Idea e Mtnl (che collaboreranno con i colossi Ericsson, Nokia e Samsung), ma nessuna compagnia cinese, nonostante il dichiarato interesse di queste ultime, e il “rammarico” espresso prontamente dall’ambasciata della Cina in India.

Le grandi escluse si chiamano Huawei e Zte, sostiene Nicola Missaglia del desk India dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale). “Quella indiana è stata una decisione non dichiaratamente anti-cinese, ma lo è di fatto. È evidentemente in atto una partita geopolitica, ma sappiamo bene che questo non riguarda solo l’India, ma anche gli Stati Uniti e l’Europa, che si interrogano sull’opportunità o meno di usare, in certi ambiti, tecnologia cinese – ricorda Missaglia -. A questo quadro si aggiunge, per l’India, un tema di nazionalismo e di competizione per primato in Asia, e il 5G è uno dei campi sui quali questa competizione si sta sviluppando in maniera evidente”.

Strategia nazionale

In particolare, spiega Missaglia, è sulla questione dell’infrastruttura per le telecomunicazioni che è stato posto un tema di sicurezza, tanto che pochi giorni fa il governo del primo ministro Narendra Modi ha emendato le leggi sulle telecomunicazioni, inserendo uno specifico riferimento alla questione. “Dopodiché, in India la tecnologia cinese è presente su tre quarti della infrastruttura delle tlc indiane, ad esempio Bharti Airtel e Vodafone Idea la usano per le loro reti 4G. Se questa verrà meno, si creeranno problemi di prezzi e mancanza di materie prime, perché bisognerà aspettare Reliance Jio”, dice Missaglia.

Reliance Jio sta conducendo le prove utilizzando anche tecnologia propria. Secondo il quotidiano indiano Business Standard, nei piani del governo non solo la rete 5G indiana si baserà unicamente su tecnologia e hardware sviluppati da aziende locali, grandi e piccole, ma c’è già una data ufficiale, e molto significativa, per il lancio commerciale: il 15 agosto 2022, in concomitanza con il 75esimo anniversario dell’indipendenza del Paese.

L’attesa è globale, perché l’interesse è generale. “Parliamo di un Paese da 1,3 miliardi di persone, un mercato gigantesco, il secondo al mondo per numeri di utilizzatori di cellulari – riflette Missaglia -.“La pandemia, e con essa i lockdown, i distanziamenti e i prolungati blocchi del trasporto hanno persino aumentato l’uso della tecnologia mobile. Inoltre parliamo di una nazione giovane, l’età media è 25 anni e per queste generazioni le potenzialità sono incredibili: per questo l’interesse in questo momento arriva da tutti i player in campo”.

Volendo quantificare, secondo gli ultimi dati il traffico medio per utente, nel Paese è salito a 14,6 giga al mese nel 2020, rispetto ai 13 giga al mese nel 2019, ma è nel 2021 che si attende una vera e propria impennata. Secondo l’esperto, nonostante i drammatici mesi della seconda ondata della pandemia, e l’ormai certa prospettiva di una terza ondata entro pochi mesi, la prospettiva di crescita resta molto alta: “L’India tornerà a crescere a ritmi sostenuti, la classe media tornerà ad espandersi e l’interesse economico e tecnologico, dietro i quali c’è un fattore geopolitico, faranno sì che il tenga del 5G indiano tenga banco ancora a lungo”.

Articolo a cura di Cristina Piotti, Wired

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