Articolo di Luca Caglio, Corriere della Sera
Coltivazioni di segale gestite a distanza e sensori installati nei forni di cottura: si allarga il fronte della sperimentazione. «Milano già coperta al 90 per cento»
Milano studia da Usain Bolt, chiamata a ripartire alla massima velocità dai blocchi del Covid. Se i vaccini sono l’arma per superare gli ostacoli, la tecnologia è il motore per inseguire un futuro sempre più digitale. Il capoluogo lombardo ha scelto di sprintare in quinta, anzi con il 5g, già coperto al 90% da una rete mobile di ultima generazione che lo condurrà al traguardo della «città smart», intelligente, dove anche luoghi e oggetti vanno online per comunicare con l’uomo in tempo reale. Una connessione già battezzata dal 4G, ma che ora accelera (con picchi di 10 gigabit al secondo) sulla corsia di una banda larga riservata al trasporto di dati «pesanti», vale a dire informazioni destinate a vari ambiti sociali per migliorarne prestazioni e servizi.
Una rivoluzione guidata da Vodafone, vincitrice di un bando promosso dal ministero dello Sviluppo economico. L’imperativo del governo alla multinazionale: andate e sperimentate. Così, dal 2018, la città è anche un’avanguardia tecnologica, un laboratorio dove l’obiettivo non è solo di scaricare più in fretta film e giochi sullo smartphone. «Infatti i risultati ridefiniranno alcuni modelli operativi con l’ausilio dell’intelligenza artificiale e della realtà aumentata — afferma Sabrina Baggioni, direttrice del programma 5G di Vodafone —. Con i nostri partner, tra cui il Politecnico, abbiamo concluso 41 progetti di sanità, sicurezza, mobilità, industria, istruzione e agricoltura».
Dunque si semineranno dati anche nei terreni, e il tablet non sarà meno importante della zappa. Almeno nel Parco della Vettabbia, dove un campo di segale è stato «concimato» con un sistema di sensoristica 5g dal cervello fino: «Serve all’agronomo per monitorare anche da remoto le condizioni della coltura —spiega Baggioni, che ha condotto il test assieme a IBM —. In base alle informazioni mediate dallo schermo, l’uomo può intervenire con irrigazioni mirate, riducendo l’impatto ambientale, e grazie ad algoritmi predittivi il suo raccolto non subirà danni».
Niente sprechi. Ma non finisce qui, perché lo schema prevede un lancio lungo (di dati, immagini e video) al Panificio Davide Longoni, che a sua volta trasmetterà in digitale le fasi della produzione di pagnotte di segale: «Nel laboratorio ho sensori che mi avvisano dell’avvenuta lievitazione, senza che io guardi in continuazione, poi metto in forno» racconta Longoni. Un’azione di trasparenza conclusa dal cliente, che inquadrando un codice Qr sullo scontrino può accedere a tutto la filiera del pane, una sorta di etichetta multimediale garantita dalla blockchain. Chirurgia e 5G? Si può fare. Al San Raffaele, nel 2019, è stato concluso con successo un intervento «a distanza» su un modello artificiale di laringe, con il professor Trimarchi che ha manovrato laser e pinze dal Vodafone Village al Lorenteggio. Guarda al futuro anche Humanitas: «Medici di strutture diverse potranno collaborare alla diagnosi guardando materiale in alta definizione».
Eppure c’è chi nel 5g vede una minaccia. Fa male alla salute? «La domanda corretta è un’altra — precisa Antonio Capone, professore ordinario di Telecomunicazioni al Politecnico —: l’esposizione alle onde elettromagnetiche è dannosa? Dipende da potenza e frequenza. In questo caso assolutamente no, perché in Italia hanno un ordine di grandezza che è 5 mila volte inferiore rispetto alla soglia di sicurezza fissata dalla letteratura scientifica».
No comment yet, add your voice below!