Articolo di Giacomo Dotta, il Punto Informatico
I robot Boston Dynamics suscitano meraviglia ed apprensione al tempo stesso per la magnificenza dei loro movimenti e per la capacità di adattare il loro comportamento in base al contesto (suolo, cadute, stimoli). Il fatto che una connessione di breve raggio tenesse quei robot “legati” ad un luogo fisico determinato era forse rassicurante, ma al tempo stesso limitativo. Ora arriva però il 5G e tutto cambia, perché questo è esattamente il potenziale che il 5G può abilitare: togliere il collare alla robotica e consentirle di esprimersi al meglio al servizio dell’uomo.
Uno Spot per il 5G
L’operazione è stata portata a termine con una collaborazione tra Boston Dynamics, Ericsson e TDC (operatore danese). Il robot utilizzato per il test è stato “Spot”, quello sviluppato attorno al prototipo di un quadrupede. “In teoria“, spiega Ericsson, “Spot può arrivare ovunque arrivi il 5G, dal momento che il robot può percorrere terreni accidentati, salire le scale e accedere a spazi ridotti. Grazie ai sensori, a videocamere frontali e posteriori e allo spazio per trasportare pacchi e strumentazioni, robot come Spot possono operare sul campo all’interno di squadre di risposta alle emergenze, salvataggio o missioni di ispezione industriale“. Il suo primo utilizzo è stato al servizio del monitoraggio di una barriera di sicurezza attorno ad un aeroporto: “Aeroporti, porti e anche cantieri edili richiedono ogni giorno numerosi controlli di sicurezza alle recinzioni perimetrali che devono rispettare criteri di conformità. I metodi attuali si basano generalmente sul coinvolgimento di dipendenti che pattugliano il perimetro alla ricerca di segni di danneggiamento“.
Grazie a test di questo tipo è possibile dimostrare cosa significhi applicare l’innovazione alle reti 5G, ampliando la portata della connettività e sfruttando le caratteristiche (banda, latenza) che la rete di nuova generazione può veicolare.
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