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Bergamo e il 5G, questo è l’anno del cambiamento

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Articolo di Astrid Serughetti, L’Eco di Bergamo

 

Il 2021 sarà l’anno del 5G. L’annuncio circola ormai da tempo, ma la tecnologia è così innovativa e poco conosciuta che crea dibattiti e contrasti. Ecco perché è meglio sapere di cosa si sta parlando.

Quinta generazione, ossia 5G: uno di quei termini che circolano insistentemente tanto fra i complottisti, quanto fra gli innamorati del futuro. Sono 450 i comuni italiani che hanno emanato ordinanze per vietare le reti e centinaia le realtà associazionistiche, i professionisti e le amministrazioni che attendono con fiducia la nascita del nuovo collegamento. La nuova tecnologia è di quelle che fa discutere anche a livello sociale, protagonista nei convegni, nelle chiacchiere da bar e nelle aule dei consigli comunali, tra le poche nozioni dell’hi-tech che riesce a uscire dal proprio ambito e infilarsi nella vita di tutti i giorni.

Ad alimentare il dibattito, che nel solo fatto di esistere è sempre positivo, c’è l’alone di mistero di cui il 5G si veste, riassumibile – estremizzando la questione – nei poli opposti di “cambierà il mondo” e “distruggerà ogni cosa”.

Bergamo e la sua provincia non sono escluse né dalla futura trasformazione, né dalla discussione che trascina con sé. Se in città si sono organizzati più volte incontri e presentazioni della tecnologia ai cittadini e l’amministrazione comunale è annoverabile fra quelle che guardano con fiducia all’arrivo del 5G, due comuni della provincia – Ardesio e Bianzano – hanno già emanato ordinanze con le quali vietano l’installazione delle nuove reti sul loro territorio, mentre altri comuni della Valle Seriana hanno recentemente attivato un dibattito sulla questione.

Questo lo stato dei fatti a inizio anno. Ma poiché il 2021 sarà, appunto, la stagione in cui le nuove reti cominceranno a far parte della nostra quotidianità, occorre entrare in connessione con questo nuovo sistema di comunicazione e conoscerne più aspetti possibili.

Cos’è e come funziona
Se la rete 4G ha permesso di utilizzare internet in mobilità e usufruire di un numero crescente di applicativi, la rete 5G non nasce per gli esseri umani ma per le macchine e consentirà appunto a computer, reti di sensori, oggetti, di connettersi e comunicare fra loro.

Le sue caratteristiche principali sono la possibilità di gestire una grande mole di dati e la bassissima latenza, ovvero il tempo di risposta, che arriva vicino allo zero, rendendo la comunicazione praticamente istantanea. Quando si parla di una grande quantità di dati occorre pensare a centinaia di migliaia di nuovi utenti (oggetti appunto) che opereranno all’interno della rete e produrranno i nuovi applicativi che useranno per lo più in background (cioè senza la presenza o l’intervento di un utente).

Per farlo, abbatte la dispersione del segnale utilizzando frequenze più alte, gestite da un maggior numero di antenne, più piccole e meglio direzionate. Inoltre la rete è cloud native , ovvero nata per muoversi su cloud , concetto che aprirà enormi possibilità a tutte quelle aziende come Amazon, Google o Microsoft, per citarne alcune, che hanno un ampio portafoglio di servizi e applicazioni da proporre.

Può davvero cambiare il mondo?
Potenzialmente sì. Di fatto darà il via al famoso IoT o Internet delle cose, permettendo appunto agli oggetti di comunicare fra loro, un concetto che si traduce meglio con esempi concreti: l’IoT consentirà una gestione del traffico e della mobilità cittadina intelligente, con macchine sempre più automatizzate in grado di rispettare la regolamentazione dei flussi e gli spostamenti che intervengono per diminuire il traffico e ridurre drasticamente il numero degli incidenti. I semafori comunicheranno fra loro, le auto con il loro meccanico. La quinta generazione permetterà una più efficiente gestione delle risorse energetiche delle singole comunità e della casa. Tralasciando le possibilità che amplia a livello industriale sull’automazione dei processi e la logistica, il suo impiego permetterà per esempio l’esecuzione di operazioni chirurgiche a distanza, ma più banalmente il potenziamento della telemedicina e la possibilità di migliorare l’assistenza agli anziani con un buon numero di dispositivi che interagiranno sia con la casa, sia con chi la abita, sia con chi può gestirne alcune parti. Proprio il settore salute e benessere sarà uno di quelli su cui si concentreranno di più le attenzioni. Altri esempi sono la didattica immersiva, musei virtuali, le possibilità nuove per il mondo dell’intrattenimento e dello spettacolo e così via.

Cambierà le nostre vite?
Forse. L’idea che basterà uno schiocco di dita per essere tutti in un mondo 5G è da dimenticare. Ogni rivoluzione tecnologica che si rispetti ha bisogno di tempo per realizzarsi e la velocità con cui scorre questo tempo lo detta il business. La nuova rete non ha bisogno solo di dispositivi e di applicativi, ma di una infrastruttura diffusa e peculiare che non è immediatamente realizzabile. Occorrono investimenti e un conseguente ritorno economico, oltre a una buona base di partenza.

Se si fa un raffronto, soltanto in questi anni, in Lombardia e in provincia di Bergamo si sta procedendo a portare la fibra in quelle aree definite “bianche”, ovvero di scarso interesse commerciale per gli operatori telefonici. Paesi poco popolati o troppo ostici dal punto di vista del territorio che non fornivano attrattive per gli investimenti e solo attraverso interventi pubblici si sta provvedendo a dotarli di una connessione ritenuta oggi indispensabile.

Per il 5G probabilmente sarà lo stesso. I grandi centri saranno i primi ad essere coperti e soltanto col tempo la sua diffusione sarà più capillare.

A che punto è la sperimentazione?
La cosiddetta sperimentazione sul 5G è finita da tempo. In Italia si è conclusa il 30 giugno 2020 e ha interessato cinque città e diversi operatori telefonici. Nello specifico la quinta generazione della telefonia mobile è stata attivata nell’area metropolitana di Milano, assegnata al consorzio con capofila Vodafone, a L’Aquila e a Prato, assegnate al consorzio con capofila Wind, H3G e Open Fiber, a Bari e a Matera, assegnate al consorzio con capofila TIM e Fastweb. Obiettivi di questa sperimentazione erano principalmente due: da una parte, la prova di servizi pre-commerciali per gli stessi operatori, con valutazioni di opportunità tecnologiche e di mercato, dall’altra l’individuazione delle migliori strategie per amministrazioni e imprese per accrescere e ottimizzare i benefici e i vantaggi competitivi derivanti da questa tecnologia.

Come funziona l’installazione delle reti
In Italia l’autorizzazione per l’installazione delle reti e delle antenne del 5G è regolata dal codice delle comunicazioni elettroniche e prevede una domanda di autorizzazione al Comune, a cui va allegato il parere preventivo dell’Arpa, che si esprime sulla compatibilità del progetto con i limiti previsti dalla normativa per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettromagnetici. Le valutazioni ARPA considerano l’impatto massimo sia dell’impianto in progetto che degli impianti già presenti sul territorio, verificando il rispetto dei limiti di legge in tutti i punti accessibili dalla popolazione.

Dubbi e preoccupazioni
Esistono anche motivi che inducono a guardare con preoccupazione all’introduzione di questa nuova tecnologia. Numerose associazioni per esempio denunciano il fatto che non esistano indagini sugli effetti delle frequenze sulla salute dell’uomo nel lungo periodo. Poi ci sono i timori legati all’antiesteticità delle antenne, perché la tecnologia, pur avvalendosi di antenne più piccole e discrete, necessita di un numero maggiore di ripetitori. Per questo motivo alcuni Paesi, come la Svizzera, stanno utilizzando strutture già esistenti per non appesantire ulteriormente la rete.

A fronte di tutto questo l’anno del 5G è appena iniziato e sicuramente questa tecnologia continuerà a far discutere e ad accendere un dibattito che, in Italia in particolare, accompagnerà ogni futura installazione .

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