Articolo di Antonino Caffo, Ansa
Sappiamo quanto l’avvento del 5G influenzerà le capacità dei dispositivi che usiamo oggi di connettersi in maniera più veloce alla rete, con tempi di risposta minori di adesso e opportunità decisamente maggiori di accedere a informazioni in maniera interattiva. Uno degli aspetti meno dibattuto però riguarda il mondo del lavoro.
E non tanto i modi con cui il 5G cambia lo scenario produttivo, di beni o servizi, ma le nuove professioni che spinge, perché portatrici di capacità e skill tecniche differenti da quelle odierne. Basta un esempio su tutti: attualmente un meccanico conosce la gran parte degli elementi che compongono un veicolo.
Ha dovuto certamente imparare a gestire un’automobile ibrida, che condivide parti sia termiche che elettriche, oppure aggiustare un mezzo totalmente elettrico, che lo ha portato a specializzarsi ancora di più su una tecnologia in via di consolidamento. Ma il 5G amplia ulteriormente la questione, aprendo alla necessità, per un meccanico, di avvicinare la usa professione a quella di chi ha realizzato l’automobile, per tenersi al passo con i tempi e servire i nuovi clienti. Con un paio di visori di realtà aumentata, lo stesso meccanico potrà “vedere” gli elementi danneggiati del veicolo, senza fare grossi sforzi, ordinare i pezzi mancanti e, infine, procedere con la mano d’opera, così da ottimizzare tempi e costi. Ciò richiederà competenze diverse da quelle di oggi, più vicine al mondo IT che a quello della meccanica pura. Al di là di esempi come questo, le previsioni sul cambiamento del lavoro in relazione al 5G si susseguono velocemente.
Da maggio a settembre 2020, nonostante la pandemia, il 5G ha “aggiunto” 106 mila posti di lavoro nei soli Stati Uniti stando ai dati del National Spectrum Consortium e del Progressive Policy Institute, rilasciati qualche settimana fa. Se l’Italia, tra i primi paesi europei per estensione del 5G nelle aree urbane, vedeva già nell’ultimo biennio un aumento di professioni in ambito tecnologico, legate al 5G, il 2020 ha segnato un evidente rallentamento, seppur la ricerca di profili tecnici sia destinata a risalire nel 2021. Tra le professioni più richieste ci sono quelle legate alla gestione di progetti di Intelligenza Artificiale, bi data, cloud, blockchain ma anche cybersecurity, vista l’opportunità per hacker e criminali di sfruttare il 5G come nuovo vettore di attacco, IoT, nel merito del boom, già presente, di oggetti connessi, sia sul piano industriale che privato.
Ma a crescere, ed è la vera novità, saranno i ruoli più legati alla creazione di contenuti interattivi, per dare uno slancio finale a quelle piattaforme di realtà aumentata, virtuale e mista (come gli ologrammi) che sinora hanno mancato un utilizzo su larga scala, anche per l’assenza di connessioni veloci in grado di supportarne le vere potenzialità. Inoltre, secondo l’analista di IDC, Ritu Jyoti, uno degli effetti della pandemia sarà l’aumento di figure tecniche in quei settori dove prima erano poco presenti, come il sanitario, il farmaceutico, l’istruzione e la pubblica amministrazione, per la gestione di tecnologie innovative, abilitanti il lavoro da remoto e la predizione delle emergenze nella vita civile.
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