Articolo di Dario D’elia, Corriere Della Sera
Negli Stati Uniti e in Corea del Sud, a distanza di un anno dal lancio delle prime offerte commerciali 5G, le prestazioni raggiunte sono a dir poco scioccanti. Gli ultimi report dell’analista OpenSignal indicano per l’operatore statunitense Verizon una velocità in download media di 497,6 Mbps (Megabit per secondo) e per l’operatore coreano LG U+ 237,2 Mbps. Numeri che lasciano intendere la possibilità di trasferire in pochi secondi file di grandi dimensioni e fruire di video in streaming ad altissima risoluzione come se si usasse una connessione fisica a banda ultralarga. E non si tratta delle prestazioni teoriche nominali, ampiamente reclamizzate sulle brochure, ma dati reali.
Negli Usa
La copertura 5G, negli Stati Uniti, ormai ha raggiunto un centinaia di città. Il mercato è conteso da Verizon, AT&T, Sprint e T-Mobile. La prima offre un servizio capace di avvicinarsi ai 500 Mbps, mentre le altre rispettivamente hanno registrato 49,2 Mbps, 60,8 Mbps e 49,5 Mbps. La differenza prestazionale è legata al fatto che Verizon è l’unica che sta impiegando la tecnologia 5G sulle frequenze mmWave da 28 GHz. Una porzione di spettro che consente alte prestazioni ma paga lo scotto di non riuscire a penetrare le mura. Nel resto del mondo, Italia compresa, la prospettiva è di usare le onde millimetriche per il fixed wireless. Insomma, portare connettività nelle aree remote o in digital divide.
AT&T, Sprint e T-Mobile hanno puntato per ora su frequenze molto più basse oppure su una condivisione di risorse con la 4G LTE. Il risultato è che i loro servizi sono prestazionalmente inferiori ma decisamente più diffusi sul territorio. Ad esempio i clienti T-Mobile spendono il 22,5% del tempo su rete 5G e il resto su 4G, mentre quelli Verizon non superano lo 0,4% – a conferma che solo in condizioni ideali vanno alla massima velocità. Già, perché la rete di quinta generazione gestisce le risorse a disposizione in base alle esigenze, quindi per il traffico telefonico vocale di fatto si usano le infrastrutture tradizionali. E così si scopre che la prestazione media in download dei clienti che impiegano 5G e 4G, quindi più vicina alla realtà quotidiana, è nettamente inferiore. Svetta At&T con 42,6 Mbps, seguita da Verizon con 41 Mbps. In sintesi vale poco una prestazione di picco in 5G se la copertura è minima e se con le alte frequenze bisogna scontare il limite della bassa penetrazione muraria.
In Corea del Sud
La Corea del Sud è stato uno dei primi paesi a scommettere sulla 5G con offerte commerciali dedicate, infatti oggi vanta già circa sei milioni di clienti. L’impiego delle frequenze medie a 3.5 GHz ha consentito di ottenere un buon compromesso tra prestazioni e copertura. LG U + ha registrato a giugno una velocità media 5G di 237,2 Mbps, mentre SK Telecom circa 220,4 Mbps e KT poco di meno. OpenSignal ha rilevato poi che i clienti SK Telecom e LG U + sfruttano le reti 5G per circa il 15% del tempo. Quando però si parla di esperienza media di velocità, abbinando 5G e 4G, i clienti SK Telecom non vanno oltre i 110 Mbps. Quelli LG U + si fermano a 95,8 Mbps e i restanti KT si devono accontentare di 82,2 Mbps. I dati complessivamente non sono male poiché le generiche rilevazioni sul download mobile (senza badare al tipo di network) dicono che le velocità medie sono comprese tra 48 Mbps e 69 Mbps. Insomma l’arrivo della 5G ha fatto compire uno scatto in avanti consistente.
E l’Italia?
Le offerte commerciali 5G sono disponibili in Italia da meno di un anno e la copertura è assicurata da Tim e Vodafone in una decina di città. OpenSignal a settembre 2019 rilevò una prestazione massima in download di 752 Mbps ma si parlava di una fase ancora piuttosto sperimentale con pochi dati; giusto per fare un parallelo ai tempi negli Stati Uniti venne raggiunto un picco di 1,815 Gbps, qualcosa di molto lontano rispetto alla situazione attuale. In sintesi bisognerà attendere un po’ di tempo per comprendere il reale scenario italiano e in ogni caso le attuali tariffe (alte) e la ridotta copertura potrebbero trarre in inganno. Perché vale la pena ancora ripeterlo: la clientela continuerà a lungo a sfruttare soprattutto le «vecchie» reti 4G e 3G, pur avendo un abbonamento 5G.
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