Articolo di Michelangelo Suigo, The Watcher
Arriverà la seconda ondata? È uno dei temi ricorrenti, una paura che striscia dentro ciascuno di noi, un buco nero che rischia di materializzarsi in autunno: è il ritorno del Coronavirus nella forma violenta che abbiamo conosciuto tra marzo e aprile scorso. E così, pur cercando di esorcizzare la paura, è opportuno organizzarci per minimizzare gli impatti negativi sull’economia. Così è stato con smartworking nelle imprese e nella PA, con la didattica a distanza nelle scuole e nelle università, e tutti noi ci siamo avvalsi delle piattaforme digitali per restare vicini a parenti e amici, così come dell’accesso allo streaming tv per l’intrattenimento. Le aziende di telecomunicazioni hanno contribuito alla tenuta economica, culturale e sociale del Paese. Ma nello stesso tempo sono emerse alcune carenze in termini di copertura territoriale, capillarità, ricchezza di banda, dotazione diffusa di strumenti digitali nella popolazione.
Oggi la sfida è il 5G che consentirà di svolgere al meglio molte delle attività che ci siamo trovati a svolgere qualche mese fa in maniera spesso improvvisata, minimizzando quei ritardi, a volte burocratici, altre assurdamente ideologici, che riguardano il sistema infrastrutturale italiano.
Nell’appello pro 5G “L’Italia del futuro passa dal 5G”, pubblicato su alcuni quotidiani e sottoscritto da 11 tra i principali Istituti e think tank del Paese, si chiede al Governo, alle istituzioni e alle forze politiche di promuovere un’azione di sistema per la creazione di una rete 5G “solida e performante, che acceleri la rinascita dell’Italia, anche attraverso interventi normativi che accentrino le responsabilità delle autorizzazioni, garantendo adeguati limiti emissivi e liberando le diverse amministrazioni dall’assedio di posizioni irrazionali e antiscientifiche. Il 5G è un obiettivo necessario e urgente, va realizzato rapidamente per il futuro dell’Italia”.
Ma il futuro dell’Italia non può non passare anche dalla grande sfida della sostenibilità. E anche su questo il 5G può essere d’aiuto. Le “micro-antenne” che ne caratterizzano la trasmissione, infatti, hanno il grande vantaggio di avere ridotto impatto visivo, basse emissioni elettromagnetiche e forte compatibilità ambientale.
Questo grazie ai sistemi DAS (Distributed Antenna System) che permettono di coprire con il segnale mobile aree molto affollate o luoghi al coperto in cui ci sono problemi di ricezione. Inoltre, sono decisamente “green” nel senso che hanno emissioni elettromagnetiche trascurabili e dimensioni ridotte che ne consentono la collocazione ottimale senza di fatto avere impatto visivo o sull’arredo urbano.
L’infrastruttura di rete 5G, così come quella 4G, sarà quindi un insieme completo e integrato di towers e di micro-coperture realizzate con sistemi come i DAS per assicurare un segnale sempre stabile ed efficace.
Ora la nuova frontiera è quella di non perdere l’occasione, nella ripartenza, di sfruttare le enormi potenzialità delle tecnologie, accelerare i tempi della ripresa e creare le basi della nuova società digitale con grande attenzione alla sostenibilità, innanzitutto facendo una decisa scelta nella costruzione della generazione avanzata di reti wireless, il 5G. Il Paese non può permettersi di rimanere indietro, in balia di pregiudizi immotivati, esitazioni conservatrici o inammissibili resistenze burocratiche, e questo obiettivo dovrebbe essere la “mission” del “Decreto Semplificazioni” pubblicato proprio ieri notte in Gazzetta Ufficiale e finalmente prossimo alla discussione nei prossimi giorni in Parlamento.
Da un male può nascere un bene, abbiamo l’occasione di iniziare a costruire un’Italia migliore. Non sprechiamola.
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