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Cos’è il 5G? Ecco uno studio sulla nuova tecnologia

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Articolo di Carlo Alessi, Newsbiella

Sarebbe del tutto simile al 4G con un cambio di frequenza e l’esigenza di qualche impianto in più. Ma differisce di poco dalla diffusione dei wi-fi sui 5 Ghz presenti ormai in tutte le abitazioni

Da molto tempo si parla, a livello nazionale ed internazionale, delle innovative reti 5G, che andranno a rivoluzionare il sistema delle telecomunicazioni via radio, non solo per la telefonia cellulare ma per la totale interconnessione tra luoghi fissi e in movimento.

Le reti 5G, infatti, rappresentano una innovazione storica nel campo dei servizi di comunicazione elettronica comparabile al passaggio dalla macchina a vapore al motore a scoppio, oppure al passaggio dalle trasmissioni radio alle trasmissioni televisive. La nuova generazione tecnologica ha in sé potenzialità prima impensabili e che si manifestano solo quando vengono sperimentate in campo.

La vera novità che porterà il 5G, infatti, è la possibilità di far dialogare non solo le persone, come avvenuto fino ad ora, ma anche gli oggetti per renderli ‘intelligenti’ nel loro funzionamento ordinario, con possibilità di applicazioni in tutti i settori della vita sociale, produttiva, culturale ed istituzionale, quindi con benefici per le persone in termini di servizi più ricchi di prestazioni, con costi decrescenti e gradi di libertà superiori che hanno il potenziale di creare nuova occupazione sull’intero territorio nazionale. Le reti 5G possono diventare il ‘sistema nervoso’ di un complesso sistema economico e sociale, la collaborazione tra tutte queste realtà è indispensabile ed al tempo stesso una conquista che richiederà tempo ed impegno per un periodo lungo di tempo.

Abbiamo ovviamente cercato informazioni sulla questione, attraverso esperti che ci potessero spiegare se, come sostengono i contrari, la nuova tecnologia potrà effettivamente creare danni alla salute. Le risposte sono state ovviamente molto tecniche e sintetizzabili in questo modo: il 5G è di fatto uguale all’attuale 4G o 4G+, andando però ad occupare altre frequenze (del tutto simili) ma dovendo installare un numero leggermente superiore di impianti. Senza dimenticare che ormai tutti a casa abbiamo uno o più impianti wi-fi, che non differiscono più di tanto dal sistema 5G.

Ovviamente, per chi si occupa del settore, il tema che si pone come priorità centrale è: assicurare che l’impiego delle radio-frequenze per le reti di telecomunicazioni non costituisca un rischio per la salute delle persone e dell’ambiente in generale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Comitato scientifico per i rischi sanitari e ambientali dell’Unione Europea e l’Istituto Superiore di Sanità in Italia utilizzano e beneficiano degli esiti della ricerca scientifica medica a livello mondiale per definire le regole, ovvero le limitazioni imposte al funzionamento delle reti di telecomunicazioni affinché non vi siano rischi per la salute.

La domanda che tutti ci poniamo è: il 5G è pericoloso per la salute umana? Gli effetti per la salute umana non dipendono dalla tecnologia di trasmissione radio 5G, 4G o 3G, ma dipendono dalle bande di frequenza utilizzate (che per le tecnologie radio sono sempre non-ionizzanti) e dai livelli di esposizione, che sono vincolati dalla legge; quindi le interazioni con i bio-sistemi dei campi elettromagnetici connessi alle frequenze radio utilizzate dalle reti in tecnologia 5G non sono diverse da quelle connesse alle tecnologie radio delle generazioni precedenti.

A fronte di molte migliaia di studi effettuati a livello mondiale negli ultimi 30 anni, le istituzioni scientifiche internazionali ed italiane, che sono preposte a definire le regole applicabili al funzionamento delle reti, non hanno accertato rapporti di causa-effetto tra i campi elettromagnetici generati dalle reti di telefonia mobile e la salute umana. Anche dopo l’avvio delle reti 5G, l’esposizione cui è soggetta la popolazione resta complessivamente sempre inferiore ai livelli stabiliti dalla normativa italiana, che è tra le più restrittive al mondo.

L’unico effetto accertato di breve termine è potenzialmente il riscaldamento dei corpi: entro i limiti di esposizione di legge, tale riscaldamento per l’uomo è impercettibile, temporaneo e reversibile. L’effetto termico talvolta percepito è più sovente dovuto al riscaldamento delle batterie dei cellulari a contatto con l’epidermide, fenomeno che nulla ha a che fare con i campi elettromagnetici generati dalle stazioni radio.

Quali sono le evidenze degli effetti dei campi elettromagnetici nel lungo termine sull’uomo? L’Istituto Superiore di Sanità (ISS), massimo organismo italiano in materia di salute pubblica, ha recentemente pubblicato (luglio 2019) un rapporto sullo stato degli studi relativi all’esposizione ai campi elettromagnetici nei quali si ribadisce che non emergono nuovi elementi che possano suscitare motivi di preoccupazione sugli effetti a lungo termine e che i principi adottati per proteggere la popolazione a livello internazionale sono validi.

Le politiche sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici (EMF) sono suggerite da linee guida internazionali (ICNIRP2, WHO3); le Linee Guida, originariamente emesse nel 1998 e successivamente aggiornate nell’edizione pubblicata nel marzo 2020, tengono conto degli studi in materia e tutelano rispetto a tutti gli effetti studiati sinora.

Nonostante la maggior parte dei paesi (sia in Europa che altrove) sia in linea con le raccomandazioni internazionali, l’Italia ha imposto requisiti EMF molto più severi: il nostro paese fissa il limite per le frequenze a 6 Volt/metro in aree ad alta densità, ovvero 7/10 volte inferiore rispetto alle raccomandazioni comunitarie in termini di campo elettrico. In termini di densità di potenza (Watt/metro quadro), i limiti di esposizione vigenti in Italia sono 100 volte inferiori a quelli internazionali.

Chiudendo un argomento che avrebbe bisogno di ulteriori approfondimenti e dopo aver consultato la documentazione prodotta da enti di comprovata competenza, rimane quindi la considerazione iniziale sul 5G. Non ci sono particolari differenze con il 4G anche se, fortunatamente, nel nostro paese i controlli ed i livelli di irradiazione sono rispettivamente superiori ed inferiori rispetto agli stati esteri. Rimarremo comunque attenti sugli sviluppi futuri per capire come verrà affrontato il problema nella nostra provincia, soprattutto dagli Amministratori dei singoli comuni.

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