Articolo di Marco Orioles, Start Magazine
Dagli Stati Uniti a Singapore, passando per il Regno Unito. Cosa c’è di nuovo su 5G, Huawei e non solo
Nuova tegola su Huawei. Nemmeno 24 ore dopo essere stata inclusa in una blacklist del Pentagono delle entità collegate all’Esercito di Liberazione Popolare, preludio a possibili azioni da parte di Washington incluse le micidiali sanzioni, il colosso di Shenzhen viene quasi del tutto escluso dalla torta del 5G a Singapore.
La Infocomm Media Development Authority (IMDA), l’autorità di Singapore per le telecomunicazioni, ha annunciato ieri di aver concluso l’iter che ha portato ad approvare definitivamente le licenze per la realizzazioni di reti 5G nell’isola da parte delle telco che avevano presentato la loro proposta lo scorso aprile.
Ad aggiudicarsi la licenza sono stati rispettivamente Singapore Telecommunications e la joint venture tra Starhub e M1, le quali realizzeranno le loro reti ricorrendo alle attrezzature rispettivamente di Ericsson e di Nokia, da esse selezionate come partner tecnologici privilegiati.
Huawei non rimane del tutto esclusa, ma deve accontentarsi di attrezzare una terza telco, TPG Telecom, che pur avendo perso la gara per la licenza si è vista assegnare parte dello spettro per poter realizzare reti locali di quinta generazione.
Il maggior produttore di smartphone al mondo avrà inoltre la possibilità di fornire singole componenti anche a Starhub, che pur avendo espresso la preferenza per Nokia come partner privilegiato non ha escluso di ricorrere a terzi per realizzare alcune parti marginali della rete.
Il risultato della gara è stato definite più che soddisfacente dal ministro delle comunicazioni di Singapore S. Iswaran.
“Se si guarda al puro risultato – sono state le sue parole dopo l’annuncio da parte dell’IMDA – appare molto chiaro come: a) non abbiamo escluso alcun vendor; b) il processo è stato rigoroso e competitivo, e c) il risultato è un ecosistema in cui convivono diversi player”.
Le parole del ministro non riescono a celare la delusione per Huawei, che sembrerebbe proprio aver ricevuto l’ennesima bordata nella guerra globale che vede gli Usa premere sui propri alleati e partner perché tengano fuori il colosso di Shenzhen dalle reti nazionali.
È una guerra schizofrenica, quella degli Usa, visto che solo poche settimane fa sembravano aver allentato la presa con una decisione del Dipartimento del Commercio che rendeva di nuovo possibile la cooperazione tra le aziende tech Usa e Huawei nella definizione degli standard per il 5G.
Una decisione che sembrava preludere ad una bandiera bianca ammainata da Washington contro la Cina dopo due anni di offensiva che ha messo tutti gli alleati degli Usa sul chi va là.
In attesa di capire come si orienteranno gli altri paesi, Huawei ieri ha compiuto un nuovo passo in Gran Bretagna, paese che più di altri ha oscillato tra la tentazione di mettere al bando Huawei e timide aperture.
Le autorità britanniche hanno dato il via libera alla costruzione di un nuovo centro di ricerca e sviluppo Huawei per componenti elettroniche a Cambridge. Sapremo presto se si tratterà di un investimento fallimentare, o dell’ennesimo passo in avanti di Huawei in un’Europa che ancora non sa come orientarsi nella guerra fredda tecnologica tra Usa e Cina.
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