Articolo di Alessandro Gropelli, ANSA
L’Italia è al terzo posto in Ue sotto il profilo delle infrastrutture per il 5G ma resta forte il gap per lo scarso uso delle tecnologie internet da parte degli italiani con meno del 50% dei cittadini che possiede competenze digitali di base. A fare il punto della situazione Alessandro Gropelli, direttore strategie e comunicazione di Etno nel corso di un AnsaIncontra insieme a Nicola Pasquino , docente di Misure per la Compatibilità Elettromagnetica all’Università di Napoli Federico II.
In Italia quasi il 20% degli italiani non ha mai utilizzato internet (doppio della media Ue), meno della meta’ degli italiani usa il banking online (contro il 66% della media Ue) e solo il 10% delle pmi fa vendite online. Un problema, sottolinea Gropelli . “Il governo deve mettere nelle condizioni gli operatori di telefonia di continuare ad investire e sempre di più” e incentivare le pmi produttive ad adottare queste nuove tecnologie”.
“Serve inoltre imformazione per le comunità locali contro le fake news sul 5g”. “Una diffidenza a ondate cicilica quella verso le nuove tecnologie -sostiene Nicola Pasquino- è successo con il 2 g e l’umts” . “Però dal punto di vista del fenomeno fisico il 5g non è diverso dagli altri fenomeni di comunicazione”.
“Il 5 g rispetto alla generazione attuale ha una maggiore capacità, ovvero la possibilita di trasmettere più informazioni ed apre agli scenari più ampi grazie alla maggiore possibilita di scambiare quantità di dati “, spiega. “Questo vuol dire per esempio poter realizzare servizi come la telemedicina, oppure di applicazione nel settore delle macchine a guida autonoma”. Per ovviare al gap italiano, secondo Alessandro Gropelli, sono necessari diversi elementi “sottolineati anche nel piano Colao: , spiega Gropelli, tra i quali “liberare gli investimenti, dare priorità portando la banda larga per prima nei luoghi dell’istruzione, digitalizzare la sanità in tutta Italia, e la pubblica amministrazione: non c”e motivo per il quale un italiano oggi debba passare un’ora in fila all’anagrafe”.
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