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Stati Uniti, viaggio nella resistenza contro il 5G

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Articolo di Paolo Pontoniere, La Repubblica

Da Woodstock a San Francisco, ecco il volto della protesta americana contro la quinta generazione di rete per le telecomunicazioni. Casalinghe, giornalisti e avvocati che rivestono le proprie abitazioni di fogli di alluminio.

SAN FRANCISCO – Fatevi da parte Occupy Wall Street, Anti-Fa, Black Lives Matter o anche Alt-right. Il movimento di protesta che potrebbe caratterizzare il prossimo decennio negli Usa è quello della resistenza al dispiegamento del 5G. Ribattezzato già come the Great American Electromagnetic Resistance, è interclassista, i suoi aderenti vengono da tutti gli angoli degli Stati Uniti e da tutti gli starti economici.

Anche le chiese evangeliche stanno offrendo rifugio a quelli che intendono organizzarsi contro il nuovo network digitale. Non si fa problemi di colore e nella sua opposizione ad uno dei più vasti progetti di sviluppo più importanti in fatto di reti telematiche, riesce anche a canalizzare in una direzione comune la spinta anti-elitaria e anti-capitalistica della sinistra con quella populistica e anti-governativa della destra dirigendole contro un obbiettivo comune: il dispiegamento delle nuove torri di trasmissione necessarie all’attivazione del network digitale che deve sostenere la favoleggiata Internet delle cose.

Si danno appuntamento nelle biblioteche pubbliche, in chiese compiacenti che gli mettono a disposizione locali dove possono riunirsi lontano da occhi indiscreti. Dalla costa est agli altipiani del Nuovo Messico alle sponde della California, coprono le loro case di fogli d’alluminio. Si incontrano nel mezzo del deserto dove nemmeno i satelliti di Elon Musk riescono a raggiungerli. Fra loro ci sono casalinghe, avvocati, ma anche scienziati e giornalisti.

Alla base della loro protesta, al pari di quelle italiane, c’è la convinzione che le microonde emesse dalle torri di trasmissione delle centraline telefoniche sarebbero dannose alla salute e causa di disturbi neurologici, cancro e chissà quante altre malattie.

Affermazioni del genere per ora non hanno trovato nessun riscontro scientifico. L’Istituto superiore della sanità giudica ad esempio improbabile che ci possa essere pericolo essendo le antenne 5G più numerose rispetto a quelle del 4G ma anche molto meno potenti. Il 5G sta per quinta generazione di rete mobile. La prima aveva abilitato le conversazioni da persona a persona. La seconda aveva permesso di trasmettere anche i testi. Con il 3G avevamo cominciato a trasmettere anche immagini e con la quarta generazione erano arrivati i video a volontà. Ma con il 5G le comunicazioni mobili saranno utilizzate da tutto ciò che ci circonda. Dalla spazzola per i capelli allo specchio del bagno e dal frigorifero in cucina al letto nella camera da letto. E così via fino al contapassi che portiamo sul polso e il nostro telefonino. Il cosiddetto Internet delle cose, appunto.

Ma per fare tutto ciò serve una copertura maggiore dunque più ripetitori, che così si avvicinano sempre di più alle case, agli uffici, alle aziende agricole. Questo è il caso per esempio degli abitanti di Huntington a New York che se le sono trovate montate sul recinto di casa. Debbie Persampire le ha scoperte una mattina mentre portava i bambini a scuola ed è partita immediatamente una lettera di protesta diretta al comune. Poi si è passati a formare un comitato d’azione.

A Eugene, in Oregon, scoperte nei pressi di una scuola media le antenne hanno spinto la cittadinanza ad organizzarsi. Si è formato un comitato, Familes for Safe Meters e sono partiti immediatamente i picchetti per strada. Lo stesso è successo a Woodstock, culla dei concerti di massa, nello stato di New York.

“Hanno piazzato le antenne senza dire niente al pubblico”, ha protestato Bekki Bruckner, animatrice del comitato di Eugene, in un’intervista a Kezi 9, il rotocalco televisivo locale di ABC News. “Non ce le vogliamo. Sono pericolose, la tecnologia è più invasiva di quella che l’ha preceduta”.

A San Francisco nel quartiere di Upper Cole Valley, nei pressi di uno dei centri medici più avanzati del mondo, gli abitanti sono ricorsi al comune il momento proprio che le torri delle compagnie telefoniche sono state innalzate. Ma piuttosto che porre la questione sul piano della presunta minaccia alla salute, il comitato della città californiana, forte di una decisione della Corte Suprema dello Stato che afferma che gli aspetti estetici delle torri sono elemento sufficiente per bloccarne l’erezione, ha puntato sulla perdita del valore immobiliare.

“Il nostro quartiere soffrirebbe un danno irrimediabile. Se quelle torri venissero erette, comprometterebbero irrimediabilmente l’eccellente vista di cui gode e di conseguenza il valore immobiliare delle nostre abitazioni”, si legge nel ricorso. L’adozione del 5G è però decisione al governo federale e quindi le amministrazioni locali si vedono scavalcate. Adesso una ventina di stati, con l’appoggio del Maryland e della California–che aveva futilmente bandito le torri del G5 già all’epoca di Jerry Brown—hanno intentato causa all’amministrazione Trump e alla Fcc per recuperare il controllo sul dispiegamento del nuovo network.

“I privati non hanno carta bianca quando si viene all’utilizzo delle risorse pubbliche”, ha dichiarato Dennis Herrera, avvocato distrettuale della città a Bloomberg News, “Il nostro approccio è permettere l’innovazione e il dispiegamento di nuove tecnologie ma senza che si danneggi l’immagine della città e la bellezza architettonica di strutture come le Pianted Ladies (così sono soprannominate le case vittoriane della città in virtù dei coloro colori variegati) e il Golden Gate Bridge”.

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